Rieccomi all’Arena di Verona per rivedere la Carmen di Bizet ad esattamente 10 giorni di distanza dalla recita del 21 Luglio.
La sensazione finale è quella di un lavoro meglio amalgamato, più corale e mirato. Dove i personaggi sono meglio tratteggiati e sono felice di poter rivedere i giudizi su alcuni interpreti.
Per la descrizione della regia rimando alla recensione del 21 Luglio 2022 ( vai all'articolo )
Mi limito qui ad una breve precisazione sui colori sgargianti delle divise dei Dragoni sulle quali si è ironizzato parecchio e che hanno suscitato delle curiosità.
C’è da dire che invece risultano assolutamente plausibili.
Nel 1800 la divisa era identica nel taglio ma ogni Reggimento si distingueva per i colori vistosi e per piccoli dettagli.
In Spagna era comune l’uso del giallo abbinato al verde ma gli accostamenti di colore variavano a seconda dei tessuti disponibili. L’azzurro abbinato al giallo è sicuramente tra le opzioni.
Pertanto il costume dei Fanti usato all’ Arena è credibile.
Essendo i Dragoni un reparto di Fanteria montata ( il che significa che si spostavano a cavallo ma combattevano a piedi come normali Fanti) dovevano necessariamente essere ben visibili.
Nel campo di battaglia così come in teatro l’esigenza è la stessa ed è stata ben sfruttata.
Soddisfatta questa piccola curiosità veniamo dunque alla Carmen del 31 Luglio che andata in scena con lo stesso cast del 21 e che, come ho anticipato, si dimostra più equilibrata.
J’Nai Bridges nella parte della protagonista esalta quello che è il suo punto di forza, ossia il timbro caldo e seducente. L’esecuzione stavolta è pulita e risolve brillantemente anche gli acuti. La voce, pur restando piccola per i grandi spazi dell’Arena è comunque proiettata meglio.
Scenicamente si attiene scrupolosamente alla regia di Zeffirelli che dipinge una Carmen meno sensuale di quello che ci si aspetterebbe, ma da il meglio di se nel terzo e quarto atto dove prevale l’orgoglio e la fierezza della gitana capace di fulminare con uno sguardo.
Decisamente migliore è anche la performance di Gezim Mishketa nel ruolo di Escamillo che ora unisce alle intenzioni una linea di canto più curata e un’emissione non più forzata. Fiati tenuti a lungo e un buon legato. Oltre alla buona prova della canzone del Toreador risulta efficace anche nel duello con Don Josè e nel duetto finale con Carmen. Una prova decisamente buona e convincente che fa pensare che il 21 semplicemente non stesse al meglio.
Tutti gli altri sono delle conferme a cominciare dalla bravissima Maria Teresa Leva nel ruolo di Micaela. Voce ampia, recitazione partecipata, un controllo del mezzo vocale straordinario capace di svettare in acuto e poi smorzare con dei pianissimi eterei.
Il nucleo di comprimari costituisce un punto fermo della recita e ne assicura il successo sia a livello vocale che attoriale. A cominciare dalla voce importante di Gabriele Sagona nella parte di Zuniga.
Caterina Sala nel ruolo di Frasquita e Caterina Dellaere nel ruolo di Mercedes delineano bene i due personaggi con una buona interpretazione sia nella scena in cui leggono le carte sia nel dialogo del secondo atto con Carmen e i due contrabbandieri Dancairo e Remendado rispettivamente interpretati in modo esemplare da Jan Antem e Vincent Ordonneau. Convincente anche Alessio Verna nel ruolo di Morales.
Il M° Marco Armiliato sul podio dirige con la consueta bravura l’ Orchestra della Fondazione di Verona che risulta precisa negli attacchi, accurata nei tempi e sensibile nell’esecuzione tanto da far risaltare tutta l’intensa gamma di colori dell’Opera.
Un’altra certezza è rappresentata dal Coro preparato da Ulisse Trabacchin, e dal coro di voci bianche di A.Li.Ve. diretto da Paolo Fancicani.
Lo spettacolo è infine assicurato dal corpo di ballo coordinato da Gaetano Petrosino che, oltre ad esibirsi durante l’intera recita, si mette in mostra con una spettacolare sfida tra ballerini di Flamenco particolarmente apprezzata dal pubblico insieme alle coreografie originali di El Camborio riprese da Lucia Real la partecipazione della compagnia Antonio Gades diretta da Stella Arauzo.
Ma il punto di forza rimane Roberto Alagna.
Alla sua seconda e ultima recita di Carmen all’Arena di Verona regala un’altra grande interpretazione carica di sentimento, rabbia, sofferenza e passione.
Svetta ancora su tutti per potenza vocale e presenza scenica.
Impeccabile sin dall’ingresso. Il suono è sempre pulito e musicale anche nei recitativi, e nelle arie sfoggia la consueta morbidezza ammaliante oltre ad una tenuta sugli acuti sbalorditiva. L’interpretazione de “La Fleur” è ancora una volta capace di arrivare al cuore. Le parole sono accarezzate, il suono è sempre accompagnato in modo suadente con una linea di canto impeccabile, la conclusione in morendo è commovente.
Ancora una volta il finale previsto dalla regia di Zeffirelli viene disatteso dal tenore che sceglie di modificarlo secondo la sua visione artistica.
Se nella versione di Zeffirelli Carmen sembra buttarsi sulla lama del suo assalitore quasi ad accettare quel destino che le carte le hanno rivelato, nella versione rivista da Alagna vediamo una Carmen spaventata che tenta la fuga, che pensa di riuscire a scappare alla morte allontanandosi da lui. Eppure ancora riesce ad essere sprezzante nel suo togliersi l’anello e lanciarglielo addosso con un grido rabbioso.
E’ quel gesto che Don Josè non può tollerare. In un gesto rapido la ferisce a morte per poi prendere tra le sue la mano della donna e rimetterle l’anello al dito siglando così un amore reso eterno dalla morte.
Nessuno potrà più portargli via la donna che ama in modo disperato.
Un finale collaudato, già presente nell’edizione della Carmen del 2010 al Metropolitan, e decisamente più impattante sia da un punto di vista coreografico sia per il profondo significato simbolico che denota un grande studio ed una intima conoscenza del personaggio, delle sue pulsioni e delle sue intenzioni più profonde.
Una scena potente, straziante e tragica, in cui la passione e il dramma raggiungono l’apice e che viene ricompensata con l’esplosione dell’Arena in un grande applauso per una produzione che ha accontentato occhi, orecchie e che ha saputo arrivare al cuore.
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(Photo credit: Ennevifoto)