Franco Calabrese è nato a Palermo nel 1923, ma è in pratica lucchese di adozione in quanto si trasferì nella città che diede i natali a Boccherini, Catalani e Puccini all'età di quattro anni insieme alla famiglia. A diciassette anni debutta in teatro, dotato di una natura felice e di una interessante voce di basso, presso il Teatro del Collegio Reale di Lucca e in altri teatri della provincia interpretando il ruolo del Dottor Dulcamara.
Da qui inizia una carriera illustre, fatta di grandi interpretazioni, personaggi di carattere, maschere create da Calabrese che partecipa a spettacoli memorabili, da prima a Firenze, e poi, dopo la vincita del Concorso per Giovani Cantanti di Spoleto nel 1948 alla RAI e al Teatro alla Scala di Milano, dove andrà a far parte di quel preziosissimo crogiuolo che ha visto nascere i più grandi interpreti brillanti del dopoguerra.
Difficile poter ridurre in poche parole una carriera così illustre e longeva, basti dire che nel suo repertorio, straordinariamente ampio, figurano opere rare come "Il Revisore" di Zanella, "Anima allegra" di Vittadini (entrembe eseguite alla RAI), ma anche la "Medium" di Menotti di cui è stato uno dei primi interpreti e ha proseguito nelle varie edizioni a ricoprire il ruolo di Mr. Gobineau, e ancora "Arlecchino" di Busoni, "Il diavolo nel campanile" di Lualdi, opere poi più celebri e rappresentate come "La cambiale di matrimonio", "La Serva Padrona" di Pergolesi, fino ad arrivare ad alcune sue opere predilette come "Il Matrimonio Segreto" in cui ha ricoperto i ruoli di Geronimo e Il Conte Robinson, "Manon Lescaut" dove è stato un grande Geronte De Ravoir, e ancora alcuni ruoli del "Gianni Schicchi", Don Geronio nel "Turco in Italia", il Principe di Bouillon nell "Adriana Lecouvreur", Don Basilio nel "Barbiere di Siviglia", il Podestà nel "Werther" e tantissimi altri.
Ha partecipato a celebri incisioni in particolare è l'Angelotti della "Tosca" più bella con Callas, Di Stefano e Gobbi diretta da De Sabata del 1953, è il Geronte nella Manon Lescaut con Callas e Di Stefano diretta da Serafin del 1957 ma anche della Manon Lescaut con la Albanese e Bjoerling diretta da Perlea del 1954 (dove è anche il Sergente degli Arceri), il Don Geronio nel Turco in Italia con la Callas, Rossi-Lemeni, Gedda diretta da Gavazzeni del 1955 e molte altre incisioni e video per la RAI e di produzioni varie da teatri di tradizione.
La sua straordinaria poliedricità, la bravura scenica e il suo modo di agire, sempre ponderato e rigoroso, lo hanno contraddistinto in tutta la sua vita.
Infatti come verrà fuori dalle testimonianze che ho raccolto il suo modo di vivere molto regolare e attento lo ha preservato e gli ha consentito nella vita di tutti i giorni di coltivare il suo grande amore per l'arte, per la cultura, senza mai trascurare gli affetti familiari nonostante fosse sempre impegnatissimo con il suo lavoro.
Per anni docente di Arte Scenica presso il Conservatorio di Lucca ha avuto modo di trasmettere la sua arte a tanti ragazzi e ragazze che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e che a distanza di anni ancora conservano uno splendido ricordo della sua persona.
E' morto a Lucca il 13 novembre 1992, e a 30 anni dalla morte lo vogliamo ricordare, partecipando con questo articolo alla celebrazione di questo artista che ha dato tanto al teatro lirico italiano, raccogliendo testimonianze e facendo tesoro della serata Omaggio a Franco Calabrese del 7 ottobre scorso a Lucca, che ha avuto luogo presso la Casermetta Santa Croce, di cui vi riportiamo un breve resoconto di immagini tra i documenti di questo articolo.
Alessandro Ceccarini, adm
Alcune foto e video di Franco Calabrese
marzo 1958 - Piccola Scala - Alexander Dargomyzkij "Il convitato di pietra" - credit foto Piccagliani (Archivio storico del Teatro alla Scala di Milano)
Dal Matrimonio Segreto il celebre duetto "Se in fiato in corpo avete" insieme al compagno di tante avventure Sesto Bruscantini nella registrazione RAI del 1956
La Bohème RAI del 1954 diretta da Nino Sanzogno dove Calabrese interpreta Colline. Al suo fianco altri celebri colleghi come Rolando Panerai (Marcello), Graziella Sciutti (Musetta), che con lui condividevano spesso il palcoscenico della Piccola Scala, oltre che un artista storico come Melchiorre Luise.
Il baritono Alberto Mastromarino ricorda Franco Calabrese
Il carissimo grande collega Alberto Mastromarino mi ha voluto affidare il suo ricordo di Franco Calabrese, che con piacere riporto in questo articolo celebrativo.
"Come tutti gli artisti della sua generazione Franco Calabrese era un grande interprete che ha fatto la storia del teatro; basta guardare il Gianni Schicchi di Firenze in cui è insieme a tantissimi altri artisti di valore che sono provenienti dalla scuola della Scala per rendersi conto della grandezza di quella generazione, in cui non c'erano artisti che ricoprivano ruoli secondari, o anche come si dice spesso, comprimari, ma bensì tutti i ruoli erano definiti, scanditi in maniera eccellente, e quindi non c'erano cantanti in piccoli ruoli ma bensì degli Artisti con la A maiuscola che interpretavano personaggi quasi reali.
Andai per circa un anno e mezzo al Conservatorio, poi seguii i miei studi di canto con il baritono Paolo Silveri, e quindi ho seguito un'altra strada rispetto all'origine, però quel periodo con Calabrese per me è stato molto importante.
Calabrese devo dirti la verità era una persona decisamente speciale, proprio tanto speciale, un uomo dotato di un umanesimo profondo, sicuramente critico, ma che però aveva una una una visione bellissima dell'Uomo. Capisci anche se critico però non era un fanatico, era realista, un uomo obiettivo, sincero.
Secondo me aveva una visione bellissima del dell'uomo, era uno che aveva delle idee affascinanti, brilanti; mi ricordo delle delle discussioni incredibili anche per esempio sulla Crocifissione di Cristo o meglio sulla figura di Giuda, era sempre pronto, veramente, a spezzare una lancia per l'uomo. Questo è un discorso un po' particolare, ma se vuoi ci restituisce, anche per far capire il personaggio, la misura della sua umanità. Mi ricordo quando recitava la poesia "I fiumi" di Ungaretti perché mi è rimasto nella mente il suono onomatopeico di quel momento in cui dice "Mi levigava come un sasso. Ho tirato su LE MIE QUATTRO OSSA" scrocchiando la lingua e la deformando la bocca "E me ne sono andato come un acrobata sull'acqua" facendo dure CR di acrobata e ACQU di Acqua. Aveva proprio un tono di voce che era particolarissimo.
Al di la dei suoi consigli, sempre molto utili e preziosi era tanto piacevole la sua compagnia.
Aveva un grande ricordo del Maestro di cappella che abbiamo visto potrebbe essere quello di Bologna del '62, che aveva una regia che all'epoca, sessant'anni fa, era abbastanza moderna anche se in stile con l'opera, perché raccontava della pazzia del protagonista dell'opera, una cosa abbastanza rivoluzionaria per quei tempi.
Grande persona, grande collezionista. Mi ricordo per esempio ore di lezioni sul vetro tirato a piombo, era "multi-tutto" e aveva delle conoscenze belle, di tante cose, faceva lo sculture, tante cose diverse, una bella conoscenza culturale. Una cosa proprio personale che ti posso dire è il "mondo reo" dell'inizio terzo del Falstaff che abbiamo preparato insieme, e sarebbe stato il mio pezzo all'esame. Devo dirti che ho fatto poi una decina di produzioni di questa opera geniale, chiaramente abbinando il mio studio con Calabrese a ogni produzione, anche se le scelte registiche avevano diverse visioni del personaggio, ho sempre pensato a lui in questo momento specifico dell'opera e mi sono ispirato ai suoi insegnamenti straordinari. Per esempio nella frase "che giornataccia nera!" quel momento particolare non lo pensava come ad una imprecazione, ma anzi si metteva a ridere sogghignando la sciorinando la frase. Questi aspetti originali, direi tipici, erano propri della sua generazione di grandi artisti, che hanno avuto la forza di cambiare delle consuetudini dell'opera, forse andando più nel profondo i personaggi, per varie esigenze interiori e di realizzazione, rispetto ai loro predecessori.
Caro Alessandro fra poco faremo insieme di nuovo la Manon Lescaut, e non posso non pensare al suo Geronte, un personaggio che ha reso in maniera spettacolare e di cui esiste la bellissima incisione con la Callas.
Un'altra cosa che mi preme dire è in merito alla sua discrezione, alla sua correttezza sul lavoro, non si è mai immischiato al conservatorio in diatribe con gli altri insegnanti, specie della classe di canto, ha sempre mantenuto un profilo nobile, non si è mai immischiato nemmeno nella tecnica, impiegando al meglio le due ore che avevo con lui due volte a settimana, dove c'era veramente da divertirsi, uno "spasso" per le tante cose che diceva e le tante cose che insegnava con la sua grande umanità."
Omaggio a Franco Calabrese - 7 ottobre 2022 - Casermetta Santa Croce, Lucca
Nel bel pomeriggio di venerdì 7 ottobre ha avuto luogo un omaggio a Franco Calabrese presentato e condotto dal musicologo Renzo Cresti, che ha brillantemente illustrato aspetti della vita del grande basso, precedendo un momento musicale emozionante, l'esibizione di due allievi di Arte Scenica di Franco Calabrese: il baritono Giancarlo Ceccarini e il basso Graziano Polidori, che hanno portato anche le loro testimonianze dirette.
Rispettivamente Ceccarini ha cantato "Deh, vieni alla finestra" dal Don Giovanni e Polidori "Il lacerato spirito" dal Simon Boccanegra".
Applausi e commozione tra i presenti e da parte degli esecutori.
Successivamente il soprano Maria Bruno e il basso Alessandro Ceccarini hanno intrattenuto il numeroso pubblico presente con alcuni brani di repertorio. Ha accompagnato al pianoforte il concerto il M° Tiziano Mangani.
Durante l'incontro sono stati anche proiettati brevi estratti di video dal Matrimonio Segreto e dal Barbiere di Siviglia con come protagonista Calabrese, che hanno particolarmente colpito i presenti per la modernità e la ricercatezza delle esecuzioni.
Presenti in sala, tra gli altri, Chiara la figlia di Franco Calabrese e il M° Gianfranco Cosmi che ha portato anch'esso il suo saluto e il suo ricordo di Calabrese.
Ecco alcune immagini dell'incontro:
E per concludere: un inedito!
A margine dell'incontro a Lucca di venerdì 7 u.s. ho potuto conoscere Adolfo Berti, figlio del baritono Antonio Berti, che molto gentilmente ha portato con se alcune foto inedite di un Elisir d'amore andato in scena al Teatro della G.I.L. di Lucca nel 1946. Le foto ritraggono anche Franco Calabrese che nel cast ricopriva il ruolo di Dulcamara e il padre del sig. Berti il ruolo di Belcore. Nel cast anche Marcella Carignani, Adina, Alfredina Calamai, Giannetta, e Mario Masini, Nemorino.
Direttore d'orchestra il M° Lido Nistri, uno degli insegnanti di Franco Calabrese.
Oltre alle foto mi ha portato anche un ritaglio di giornale con un articolo che parla dell'evento musicale. Grazie di cuore per questo bellissimo contributo inedito.
Didascalie: foto 1 - Finale dell'opera con il cast al completo, Foto 2 - Berti con Calabrese, Foto 3 - Aldolfo Berti, Foto 4 - Ritaglio di giornale con l'articolo dell'evento.