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Nel Gennaio del 2001 Roberto Alagna, giovane tenore con alle spalle giĂ numerosi successi in tutti i Teatri, e âStellaâ indiscussa del Teatro La Scala di Milano, inaugurava la riapertura della Salle Gaveau, finalmente ristrutturata, con un recital in cui si esibiva in un repertorio molto variegato.
A partire dalla serenata del Don Giovanni con quel âDeh vieni alla finestraâŚâ che aveva giĂ inciso nel 1997 nellâalbum âSerenadesâ accompagnato alla chitarra dai suoi due fratelli David e Frederico, per poi affrontare arie dal repertorio Francese e Italiano, e concludere con i canti della tradizione napoletana e siciliana.
Sul palco vi era allora un Direttore dâeccezione, il grande Anton Guadagno che dirigeva lâorchestra con attenzione e delicatezza.
Sono passati 20 anni da allora.
La Salle Gaveau ha sempre la stessa acustica straordinaria con in piĂš il vestito a festa delle grandi occasioni.
Una scenografia luminosa a cura dello âStudio ĂŠpatant et Collectif Scaleâ, lineare semplice ed elegante, capace di esaltare ogni esecuzione.
Sul palco il talentuoso Direttore Mathieu Herzog dirige lâ Ensamble Appassionato, un gruppo di musicisti preparati e pieni di energia.
Lâevento è prodotto da âBe Classicalâ e introdotto da Jesse Mimeram, giovane artista musicale e Produttore che ne parla come lâavverarsi di un sogno.
Il calore avvolgente della sala rende piĂš intima lâesperienza valorizzata dal fascino degli effetti cromatici delle luci, ma il vero effetto speciale è la voce di Roberto Alagna.
Nessun microfono sul palco in una sala dove il suono corre benissimo e arriva ovunque.
Una serata a tema che si propone di esaltare la cultura e che si sviluppa attraverso quelle arie dove Teatro e Opera si incontrano.
La scelta del programma è inusuale e raffinata.
Lâinizio è caratterizzato ancora una volta da unâaria per baritono. Quella del prologo dei âPagliacciâ di Leoncavallo, esempio di meta-teatro per eccellenza.
Unâesecuzione che mostra subito la soliditĂ della voce in tutti i registri e dove lâorchestra si incolla al canto in modo preciso e melodioso.
Nella prima parte prevale il repertorio Francese con arie che mettono in risalto la dizione perfetta, la morbidezza della voce e il suo timbro solare, come la ballata del duello tratta dal Cyrano De Bergerac di Alfano, e âSource DĂŠlicièuseâ tratta dal Polyeucte.
La seconda parte è invece dedicata al repertorio Italiano con una interpretazione virtuosistica âO fede negar potessiâŚquando le sere al placidoâda la Luisa Miller di Verdi, capace di scatenare nel pubblico una vera e propria ovazione, per poi sorprendere ancora con lâaria della Fedora.
Non quella piĂš inflazionata, ossia âAmor ti vietaâ, ma la lunga confessione in cui il Conte Ipanov svela come e perchĂŠ è diventato omicida.
Il pubblico appare come folgorato dalla bellezza dellâesecuzione.
I bis sono scelti dal tenore in linea con il filo conduttore che lega lâOpera ai grandi scrittori del Teatro.
La Tosca di Puccini ispirata al dramma di Sardou con âLucevan le stelleâ, lâaria da Le Cid che è lâunica in comune con il recital del 2001, e infine una toccante interpretazione della morte di Otello in cui esibisce un controllo totale delle mezze voci, unito ad eccezionali doti recitative .
Nessuna concessione al canto tradizionale se si esclude il canto a cappella di una canzone Corsa che conclude il concerto.
Dopo venti anni la Salle Gaveau ritrova un tenore dalla voce solida, potente e morbida allo stesso tempo, con quel timbro luminoso che non è venuto mai meno.
Un cantante che è cresciuto artisticamente, maturato nellâintrospezione dei personaggi e capace di sostituire allâesuberanza giovanile una ricerca continua di sfumature vocali unite alla completa padronanza del gesto scenico.
Un artista completo da cui ci si aspetta ancora molto, a cominciare dalla Fedora con cui debutterĂ a Milano nellâOttobre del prossimo anno, e che, a giudicare da come ha interpretato il ruolo di Loris Ipanov nellâaria âMia madreâŚvedi io piangoâ si prospetta come un appuntamento imperdibile per ogni appassionato dâOpera.
di Loredana Atzei
