Ringrazio il grande tenore Carlo Ventre per avermi concesso questa intervista che racconta alcuni momenti importanti della sua carriera, le sue impressioni e sensazioni relative al momento particolare che stiamo vivendo. Con le sue parole, sincere e vere, ha dimostrato grande sensibilità e disponibilità.
Grazie di cuore!
Carissimi vi auguro una buona lettura,
Alessandro Ceccarini, adm
Quali sono stati i suoi esordi, le prime esperienze artistiche, le sensazioni che si ricorda delle prime volte che ha cantato su un palcoscenico.
I miei esordi e i miei primi passi in questo meraviglioso mondo furono di grande impatto e in un teatro top come è la Scala di Milano. A 24 anni ho avuto la fortuna che mi trovassero una audizione con la sig.ra Cristina Muti per ricoprire il ruolo di Polione per il Ravenna festival, non appena mi ascoltò cantare "Meco all'altar di Venere" mi chiese se sapevo il ruolo del Duca di Mantova, per mia fortuna era l'unica opera che conoscevo interamente, mi chiese di cantare "La donna è mobile", cosa che credo di aver fatto molto bene perché subito dopo mi ha detto, "voglio che la ascolti subito mio marito", di lì a una settimana ero sul palcoscenico della Scala a fare l'audizione con il Maestro Muti. L'audizione andò molto bene e di lì a poco ero a fare le prove del Rigoletto alla Scala di Milano. Le sensazioni di cantare in quel teatro con quel direttore furono meravigliose, sembrava di stare su una nuvola e che tutto attorno era più luminoso, colorato e forte, certamente per un ragazzo di 24 anni trovarsi catapultato in quella dimensione era come vivere in un sogno meraviglioso.
Mi piacerebbe ci parlasse di due ruoli verdiani che ha avuto di interpretare splendidamente in numerose produzioni: Riccardo nel Ballo in maschera e Radames nell'Aida. Quali difficoltà tecniche e interpretative sono contenute nelle partiture, i suoi ricordi legati a questi due bellissimi ruoli
Entrambi i ruoli di Riccardo e Radames sono realmente difficili perché richiedono, come per tutti i ruoli Verdiani, saper cantare, controllare la voce per poter eseguire quello che il Maestro a chiesto per questi ruoli.
Per quanto riguarda Radames per me è un personaggio che a differenza di Riccardo è un pò più lineare, è il ruolo eroico romantico che mantiene una linea vocale unica, ovviamente osservando quanto ha scritto il Maestro nelle diverse dinamiche musicali e vocali, con queste premesse ed avendo una voce con la giusta potenza e squillo si riesce a fare un ottimo Radames, tutto il contrario per quanto riguarda il Riccardo, qui i cambiamenti psicologici, d'animo, caratteriali, portano a questo ruolo ad un gradino sopra, qua ci vuole tutta l'arte possibile che ogni Tenore dal lirico pieno in su, deve avere per non essere divorato da questo ruolo. Il ricordo del mio primo Riccardo è legato al Filarmonico di Verona e al carissimo M° Beppe De Tommasi che mi ha letteralmente cucito addosso il ruolo di Riccardo e d'allora ho avuto tantissime soddisfazioni.
Il suo ampio repertorio comprende praticamente tutti i titoli verdiani e pucciniani, ma anche opere rare, in particolare la Saffo di Pacini a me particolarmente cara. Che ricordi ha di questa difficile stupenda opera?
La Saffo di Pacini è straordinaria quanto difficile vocalmente per il Tenore, peccato che si faccia così poco.
Per fortuna la bellissima produzione che ho fatto è rimasta registrata in CD, e ricordo con affetto il enorme lavoro fatto con i Maestri Maurizio Benini e Beni Montresor, due grandi che fecero di questa produzione, ovviamente attraverso le nostre voci, qualcosa di straordinario.
Quanto mi piacerebbe tornare a farla, sarebbe un toccasana perché anche qui bisogna calibrare al massimo la voce, altrimenti non si esce vivo dal primo atto. Sarebbe interessante vedere come affrontarla dopo tanto tempo e con la crescita vocale che ho avuto. Chissà, io sarei pronto!!!!
Quali le emozioni, le soddisfazioni di aver interpretato in teatro il ruolo di Otello? Qual è il ruolo o i ruoli che vorrebbe interpretare in teatro nuovamente e quale vorrebbe impersonificare per la prima volta?
Ecco, e poi c'è lui l'Otello di Verdi, il mio grande amore. Se per Radames o Riccardo ci voleva tanto nella nostra arte, in Otello ci vuole tutto. Che ruolo meraviglioso, completo, único.
Qui non basta cantare bene, qua ci vuole l'artista, l'interprete, il mattatore. Quanta tradizione, quanti grandi artisti, quanto ricordo c'è dietro questo ruolo, per questo è un macigno difficile di alzare, principalmente in Italia, oltre alle difficoltà già elencate c'è la grande eredità che alcuni dei nostri predecessori ci hanno lasciato, quindi è un costume e una maschera difficile di indossare. Il ricordo più bello di questo ruolo è quando l'ho cantato al teatro Regio di Parma, le recite sono andate molto bene ed il preparatissimo pubblico ha molto gradito, quindi cantare questo ruolo in quel tempio ed andare molto bene ha riempito di gioia e orgoglio il mio cuore di Tenore.
Quale o quali sono le produzioni a cui è particolarmente affezionato. Ci può raccontare qualche aneddoto?
La produzione alla quale sono più legato è quella del mio debut al teatro alla Scala, produzione di Rigoletto del M° Gilbert Deflo.
Una produzione veramente ricca e ricercarcata in ogni dettaglio, fu realmente impattante.
Quando dicono che se hai un colpo in testa al debutto porta bene, allora ricordo che la porta che portava in scena alla prima uscita del Duca accompagnato dal Borsa, indubbiamente fu fatta in funzione della loro altezza, allora al momento del mio ingresso nel buio del retro palco, con 15 centimetri in più rispetto ai miei colleghi, è senza piegarmi per entrare da quella porta, ho preso una testata sul legno che il rumore si senti penso da fuori il teatro, ovviamente quel colpo in testa al mio debutto mi ha portato tanta fortuna.
Stiamo uscendo da un periodo veramente molto difficile, in cui l'arte e in particolare il mondo della musica dal vivo è stato particolarmente penalizzato. Quali sono stati i sentimenti, le sensazioni quando ha finalmente potuto ritornare a cantare in pubblico. Per rendere consapevole il pubblico quali sono le difficoltà del momento che un artista deve affrontare per poter svolgere la propria professione?
Questo difficile periodo pandemico ha colpito fortemente il nostro settore e tutti noi artisti, sono praticamente due anni che si va a singhiozzo e ancora penso per ancora una stagione si vedranno le conseguenze e gli adattamenti che i teatri e artisti dovranno fare. Spero presto si torni a quella libertà in teatro che c'era prima del Covid. In ogni caso sono certo che molte cose cambieranno e che il teatro cambierà tanto.
Ovviamente tornare a cantare per il pubblico è qualcosa di straordinario, unico, perché il pubblico è il vero fulcro, alla fine, del teatro, attraverso le loro emozioni che vivono e sentono quando si fa la recita, emanano una forte energia che va a completare quanto arriva a loro dal palcoscenico, e solo in questo insieme straordinario di vibrazioni si crea la magia del teatro.
La difficoltà che credo e vedo io attualmente nel mio mondo come artista, risiede nell'enorme potere che hanno quelle 3-4 agenzie che impongono i loro artisti, molti molto bravi ma alcuni anche molti mediocri, quindi chi riesce a cantare e a fare una buona carriera non essendo in questo giro ora è perché non è bravo, ma bravissimo.
I suoi impegni futuri, i sogni, i desideri
I miei impegni futuri per questa stagione fino ad agosto sono: il debutto della Wally a Monaco di Baviera, Pagliacci a Dusseldorf, la nuova produzione di Andrea Chenier a Budapest, Pagliacci a Montevideo.
16.02.2022