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âIL PIPISTRELLO A TRIESTEâ
Operetta in tre atti di Johann Strauss jr
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lico Giuseppe Verdi di Trieste
Trieste, 16 luglio 2022
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Gabriel von Eisenstein  MANUEL PIERATTELLI
Rosalinde MARTA TORBIDONIÂ
Alfred ALESSANDRO SCOTTO DI LUZIO
Adele FEDERICA GUIDAÂ
Principe Orlofsky ANASTASIA BOLDYREVAÂ
Dottore Falke FABIO PREVIATIÂ
Frank STEFANO MARCHISIOÂ
Frosch ANDREA BINETTIÂ
Ida FEDERICA VINCIÂ
Dottor Blind ANDREA SCHIFAUDOÂ
Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Corpo di ballo della SNG Opera in balet di Ljubljana
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Maestro Concertatore e Direttore Nikolas Nägele
Maestro del coro Paolo Longo
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Regia Oscar Cecchi
Scene Paolo Vitale
Coreografie  Lukas Zuschlag
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Il teatro di Trieste apre di nuovo allâoperetta e lo fa proponendo âIl Pipistrelloâ , in italiano come da tradizione tergestina.
La scelta di aggiungere un titolo fuori abbonamento è coraggiosa, perchÊ dimostra la capacità della nuova direzione di dare attenzione al pubblico, che capire le sue aspettative e investire con tenacia in proposte culturali che escano dalla routine.
Oltretutto il Verdi sostiene anche lâiniziativa Triesteoperettafestival, una rassegna di due spettacoli, la Principessa della Czarda e Scugnizza, in scena al Teatro Rossetti nelle prossime settimane.
Il fatto che le istituzioni culturali perseguano obbiettivi comuni, si sostengano a vicenda, cerchino di sperimentare iniziative nuove, è un segnale di ripresa culturale.
Riconosciuti i meriti alla scelta operata, passiamo allo spettacolo.
Ci sono punti di forza ed alcune marcate criticitĂ .
Numerosi dubbi mi ha lasciato la direzione della valida orchestra, che finalmente è ritornata in buca.
Nikolas Nägele è un musicista giovane, di talento, che dirige con diligenza .
Ma il risultato è uno spettacolo con una marcata componente malinconica, senza quei ritmi spumeggianti che dovrebbe avere, con tempi spesso dilatati che sicuramente non facilitano il lavoro complesso degli interpreti.
Incomprensibile, per me, la parte visiva.
Le scene di Paolo Vitale sono sicuramente funzionali, economiche, visto anche il riutilizzo di elementi giĂ visti in altri spettacoli, ma piĂš che descrivere una situazione narrativa vanno a riempire lo spazio scenico.
La regia di Oscar Cecchi sui singoli cantanti è sicuramente di valore. Manca però la visione dâinsieme. Lo spettacolo inizia al giorno dâoggi quando una coppia su un letto guarda la televisione. Ci sono telegiornali che parlano della guerra. La scena si sposta al 1914, si dipanano le vicende della trama ed il lavoro si conclude con una proiezione inquietante che mette in discussione la pace dei prossimi anni.
In questo gioco, poi, le carte si mescolano ulteriormente con citazioni pittoriche fini a stesse, o se lâalternativa fosse che sono cosĂŹ raffinate da essere comprensibili a pochi sarebbe ancora piĂš sbagliato; mimi vestiti con una tuta che li trasforma in mummie con la mascherina; una coppia di giunoniche maitresse che si aggirano fustigando e frustando gli ospiti della festa del secondo atto. Il Principe Orlofsky chiude lo spettacolo proclamando la sua femminilitĂ e la protezione offerta ad Adele ed Ida allude a questioni che avrebbero meritato ben altro approfondimento.
Non va meglio con le coreografie, fatta la premessa che i ballerini del Corpo di Ballo della SNG Opera in Ballet di Ljubjana sono molto bravi e che il loro coreografo, Lukas Zuschlag, si esibisce sui tacchi a spillo con la flessuositĂ d un airone.
Ma mi sfugge perchÊ, se si è voluto ricreare una atmosfera tradizionale, con tanto di citazioni delle copertine della Domenica del Corriere e costumi di repertorio, si siano introdotte delle coreografie cosÏ particolari, forzatamente moderne.
Mi sembra che in questo spettacolo ci siano diverse idee, spesso confuse, ma che manchi il coordinamento, il nesso chiaro che illumini lo spettatore in modo efficace.
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Dal cast, invece, delle note positive per tutti.
Forse il ruolo piÚ complesso da portare in scena era quello di Adele. Non solo perchÊ la parte della soubrette non è semplice, ma anche perchÊ la cantante era chiamata a confrontarsi con il ricordo del pubblico che aveva applaudito in questo ruolo delle autentiche fuoriclasse come Daniela Mazzuccato, Stefania Bonfadelli, Paola Cigna.
Federica Guida si è dimostrata allâaltezza, regalandoci una prestazione brillante sia scenicamente che vocalmente, evitando luoghi comuni e macchiettismi fuori tempo.
Marta Torbidoni è soprano dalla voce potente e ricca di colori . Rosalinde al momento non è uno dei suoi cavalli di battaglia , ma assolve la parte con bravura. Canta bene lâaria della czarda nel secondo atto, ma in quel frangente lâattenzione del pubblico è sicuramente attratta dai movimenti coreografici vagamente sadomaso che occupano la scena senza offrire contributi narrativi e che di fatto tolgono valore a quella pagina musicale.
Manuel Pierattelli è un Gabriel von Eisenstein godibile, appropriato e mai sopra le righe.
Alessandro Scotto di Luzio è un Alfredo piacevolissimo, coraggiosamente ironico nel tratteggiare lo stereotipo del tenore napoletano, gagliardo e spavaldo.
Anastasia Boldyreva prova a cesellare un interessante Principe Orlofsky, grazie ad una vocalità ricca di colori ed una figura elegante. Sicuramente se si fosse lavorato di piÚ sul personaggio ne sarebbe venuto fuori un cameo prezioso. Ma questo non può essere imputato al mezzosopranorusso.
Fabio Previati è un dottor Falke di grande lusso. Vocalmente affidabile, scenicamente in parte, riesce ad essere credibile e mai scontato.
Corretta e piacevole Federica Vinci nel ruolo di Ida; Stefano Marchisio è un divertente Frank; vocalmente esuberante ma mai sopra le righe il Dottor Blind di Andrea Schifaudo.
Apprezzatissimo dal pubblico Andrea Binetti, prima imponente maitresse velata e poi, dopo un ironico cambio dâabito a vista , un ubriaco ma mai sguaiato carceriere Frosch.
Come sempre valido il contributo del bravo coro del Verdi, diretto da Paolo Longo con la consueta precisione.
Il pubblico presente non era numeroso alla recita di sabato pomeriggio, ma sicuramente questo è dovuto al caldo africano che ha invitato i triestini a dirigersi verso il mare.
In ogni caso il successo è stato molto ampio, con sonore risate, alle volte anche inspiegabili, durante lo spettacolo, copiosi applausi alla fine per tutti e numerose chiamate in scena.
Un franco successo, che premia soprattutto la scelta fatta dal teatro.
di Gianluca Macovez
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Foto credit: Fabio Parenzan (dal sito ufficiale del Teatro Verdi di Trieste www.teatroverdi-trieste.com )



